Beppe Grillo sì, a me mi fa morire, con tutte quelle, tutte quelle bollicine..

“Che palle, anche Paolo Stella adesso si mette a parlare di Beppe Grillo.. Due coglioni.. A noi piacciono le tette e i culi! Perché non parli di tette e culi?”
Mi dispiace per i miei venticinque lettori, ma forte è in me la consapevolezza che, per godere appieno in futuro di tette e culi (e di qualunque altra parte del corpo maschile o femminile che vi sia gradita), è necessario lottare oggi contro il potere e le sue varie forme, mistificazioni ed epifanie.


Si sente dire spesso, Beppe Grillo “ha ragione”. Questo è innegabile. Anche Paolo Stella, a volte, ha avuto ragione. Anche Jonathan Swift aveva ragione, almeno in questo caso. Perfino Franco Sbando, il nostro vecchio ubriacone di paese, spesso ci prendeva, nei suoi non rari momenti di lucidità. E questo è straordinario, maestoso, se pensiamo alla nostra ammirazione, al nostro incrollabile, nei secoli fedele amore per la verità (la verità che rende ciechi sordi e poi diversamente muti), la verità resa nella semplice espressione, appunto, “ha ragione”.
Quella che seguirà non sarà la raffinata analisi di un politologo, né avrà alle sue spalle uno studio approfondito di dichiarazioni, fatti, storia del politico Grillo e del suo MoVimento a 5 stelle. Saranno le impressioni di un cittadino, tra l’altro in quanto “giovane universitario dal destino probabilmente precario”, potenzialmente un militante del succitato movimento astrale (per aspera ad astra?).
Intanto devo ringraziare, e dare atto ai cinquestellisti (ma Cinque Stelle non era una televisione?) di aver realizzato il “non-statuto” (sic!) e il programma del movimento in forma breve e concisa. Tutt’altra cosa rispetto alle cento proposte di Renzi, le quali dopo un paio d’ore di lettura lasciano lo stesso amaro in bocca di chi inizia a masturbarsi con le Suicide Girls e la finisce con le tette a bassa definizione della giovane Ferilli. In questo caso invece, si tratta di una masturbazione se non altro veloce e con lampi di qualità.
Il “non-statuto” della “non-associazione” poggia perlopiù su una interessante novità, quella per cui, appunto, quello che si sta leggendo non è uno statuto e ciò a cui ci si riferisce non è un’associazione. Si può considerare più che altro il regolamento di un sito internet, con venature che ricordano l’adesione a qualcosa come una manifestazione di bungee jumping o un club di briscola. Il che non è necessariamente un male, così come non si può giudicare subito negativamente il fatto che la “sede” (o la “non-sede”) della “non-associazione” sia proprio il sito medesimo (che per fortuna è un sito vero e non un “non-sito”). Questa è un’idea interessante, farebbe quasi pensare ad una volontà di destrutturare il concetto di luogo fisico nella sua accezione oppressiva. Purtroppo, il fatto che il logo della non-associazione sia di proprietà di Beppe Grillo (il quale è tutto fuorché una “non-persona fisica”) fa passare subito tutte le fantasie, lasciando Foucault e Deleuze a riposare in pace nelle loro non-tombe.
Il Programma consta invece di 15 pagine piuttosto sbadiglievoli, simili a un grande piano di ristrutturazione nazionale, con alcune buone idee e molti riempitivi.. Come se Steve Jobs avesse fatto un concept album da 3 LP insieme a Pino Scotto, sperando che somigliasse a “Sandinista!” ma diventando banalmente un esercizio di stile per giovani critici, pennivendoli alle prime armi, come il sottoscritto.
Per molti versi, un programma migliorista, che già nelle prime righe sottolinea come “la Costituzione non sia applicata”. La questione centrale, secondo i cinquestellisti, è che “L’organizzazione attuale dello Stato è burocratica, sovradimensionata, costosa, inefficiente.” E voi, poveri illusi, che credevate che il problema fosse il fatto che lo Stato fa gli interessi della borghesia in quanto classe dominante. Ormai ci credete solo voi e Folagra. Adesso c’è Internet, il concetto forse più presente e importante, in tutte le sue forme, in queste 15 pagine. Si va dalla “Cittadinanza digitale per nascita” (?), alla “Copertura dell’intero Paese con la banda larga” (misteriosamente inserito nella sezione “trasporti”, nonostante la stessa idea fosse già nella sezione “informazione”), “Riduzione del debito pubblico con forti interventi sui costi dello Stato con il taglio degli sprechi e
con l’introduzione di nuove tecnologie per consentire al cittadino l’accesso alle informazioni e ai
servizi senza bisogno di intermediari ”: qui, pudicamente, si parla di “nuove tecnologie”, come se non avessimo capito a cosa si riferiscano questi satanassi: è sempre Internet! Tralasciando la confusione euforica, che porta gli estensori a parlare di Internet gratis per tutti, poi di abolizione del canone per l’allacciamento, poi di riduzione delle tariffe alla media europea, poi di statalizzazione della dorsale telefonica e di servizi pubblici per gestori privati.. E’ un vero tourbillon di internettismo e non possiamo che essere affascinati e conquistati dall’idea di poter accedere finalmente ad internet senza limitazioni, così da poterci connettere a Facebook in ogni momento della giornata e poter ricevere via sms tutte le novità di YouPorn.
Perché in realtà è questo che il 95% delle persone fa su Internet. E non sarà un riccioluto Masaniello mal riuscito a farli (farCI) desistere da ciò. E qui (evitando di analizzare punto per punto il programma, giacché come ricordato sono solo un umile servitore nella vigna di mio nonno a Chirchizzu, e non Giovanni Sartori), veniamo al motivo per cui non “mi piace” Grillo, anche se “ha ragione”.
E il motivo è che per me il problema è lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e l’oppressione del dominio, che si esprime prima di tutto attraverso noi stessi. Ovvero il capitalismo e lo Stato che di quello è il corollario naturale. E da individuo non chiedo un capitalismo migliore o uno Stato più efficiente, tutt’altro, io voglio la fine del capitalismo e l’estinzione totale dello Stato. E se per questi due ideali così grandi non ho risposte pronte da twittare o sottoporre a referendum, se non altro ho l’umiltà di non impormi come capo carismatico di una tribù di apprendisti stregoni.
Penso che i cinquestellisti si stiano appropriando del ruolo che, nel ’92, fu della Lega Nord (efficienza, trasparenza, modernità, bottom-up). E i miei stimati venticinque lettori concorderanno che, lungi dall’essere “anti-politica”, il movimento di Grillo sarà la pietra angolare su cui si fonderà la nuova legittimità della politica, cioè del dominio dello Stato e del capitale mascherato dal meccanismo della delega e dall’occultamento del crimine del plusvalore. Offrire una finta alternativa è utile alla classe dominante per reiterare, con maggior vigore, l’idea che votando si può effettivamente cambiare la propria condizione di “cittadini” (come se i proletari non esistessero più). Se questa “non-associazione” diventerà un partito, un’istituzione, un’organizzazione pseudo-peronista con tendenze autoritarie o sporcherà la sua immacolata immagine come è naturale per tutti i movimenti quando diventano di massa, non cambierà la sostanza delle cose, la sua natura sostanzialmente reazionaria.
A noi, anarchici libertari rivoluzionari fancazzisti dubbiosi perplessi stanchi timidi consumatori di birra libri e sigarette, tutto ciò non interessa, dacché abbiamo di meglio da fare, e non ce ne occuperemo più.

One comment

  1. …Per non parlare del nome del partito che è un penta-plagio!
    Eja Eja Halalà!