La competenza maschilista – di Léo Thiers-Vidal

Questo lungo estratto fa parte del libro “De l’ennemi principal aux principaux ennemis: position vécue, subjectivité et conscience masculine de domination” (Dal nemico principale ai principali nemici: posizione vissuta, soggettività e coscienza maschile di dominazione) di Léo Thiers-Vidal, con introduzione di Christine Delphy.

Dello stesso autore avevo già tradotto un breve saggio che trovate qui. Thiers-Vidal era un compagno dichiaratamente bisessuale, anarchico e antispecista, che nel 2007 ha scelto di non vivere più. Quello che lo rende speciale, nel panorama delle persone assegnate uomini alla nascita che hanno scelto di contribuire alla causa femminista da un punto di vista maschile, è la sua capacità di rendere politico (e insieme personale) ciò che spesso viene trattato da un punto di vista freddamente psicologico o più banalmente polemico. Lungi da limitarsi ad un elenco di “cose da non fare” o fare proselitismo promuovendo un “femminismo che fa bene agli uomini”, Thiers-Vidal individua le pratiche concrete che perpetuano la dominazione maschilista e offre spunti per superarle, non per creare una “nuova maschilità” ma, in linea con il femminismo materialista francofono, per superare il genere in quanto tale.

La tesi di fondo del libro è che gli uomini abbiano una coscienza della dominazione, siano cioè consapevoli che le loro azioni (e non-azioni) abbiamo la funzione di mantenerli in una posizione dominante rispetto alle soggettività “non-pari”. In questo estratto parla della “competenza (expertise) maschilista”, riferendosi proprio a quelle cose che gli uomini imparano fin da bambini per consentire loro di conservare e ampliare il proprio privilegio di genere.

Copertina del libro

Competenza maschilista

La tematica della socializzazione maschile (eterosocializzazione ed eterosessualizzazione), riletta tramite l’ipotesi della coscienza maschile di dominazione, ha permesso di capire alcuni aspetti della soggettività maschile, psico-familiare e psicosociale1. Gli elementi empirici finora affrontati, e le ipotesi esplicative discusse, confermano che sarebbe sbagliato limitarsi a un’analisi disincarnata di quella configurazione materiale-soggettiva che è la posizione maschile vissuta. Ma indicano, anche, la necessità di ripensare questa posizione integrando pienamente in essa l’agentività politica degli uomini: il fatto cioè che agiscano in funzione dei loro interessi e desideri, e che questi siano concepiti come superiori a quelli delle donne.

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