Trasponsonic – prima parte

Con questo articolo continua la felice collaborazione con Phlebas Il Fenicio, uno dei (tanti) geniali macomeresi che popolano il sottobosco di questa città. Dico tanti, e non voglio essere offensivo, ma bensì sottolineare come a Macomer non manchino le intelligenze, le capacità, le conoscenze, le eccellenze di cui la Trasponsonic è brillante esempio. E pensando a ciò, al di là della triste e bassa “lotta” politica a base di critiche strumentali, cose che non ci interessa minimamente, sconcerta e fa strano pensare che di tutta questa materia pesante e pensante, risorsa per costruire un futuro che potrebbe essere più immaginifico e meno nanotecnologico, non si veda traccia nei progetti e nei programmi della città.

Riallacciandomi all’articolo precedente, sempre a firma di Phlebas: non si ha notizia, e se così non fosse sarò felice di essere smentito, di una qualche procedura di partecipazione, di una qualche consultazione di idee con le associazioni o con la cittadinanza a proposito del futuro dell’ex-Alas. La logica dell’arraffare i finanziamenti appena spuntano fuori, tanto per fare un cantiere, uccide la progettualità che non può essere questione burocratica chiusa nel palazzo d’inverno. La bellezza di Macomer è proprio questo suo essere simbolo di un secolo: sviluppo, crescita, industrializzazione, trasporti, decadenza, crisi, politica plebiscitaria e sempre più autoritaria. Ma al di là della politica c’è lo spettacolo fisico della città, che porta appunto su di sé le medaglie invecchiate e le ferite spesso ancora aperte della modernità trascorsa. La Trasponsonic, come Phlebas racconta benissimo, è anche figlia di tutto ciò.

Grazie al buon Fenicio e buona lettura!

Trasponsonic ,

il sottosuolo musicale del marghine.

Studiando ed approfondendo il discorso della musica in Sardegna mi è capitato di recente di parlare con amici e parenti di musica autoctona a Macomer; con enorme meraviglia mi sono accorto che in molti non sospettavano neppure dell’esistenza, in paese, di una casa di produzione discografica. La quale oltre ad essere sempre al lavoro nello sfornare nuovi dischi, è anche in prima linea per l’organizzazione di eventi e concerti, spesso poco pubblicizzati ma comunque importantissimi per la vita culturale e musicale del paese e non solo.

Mi è sembrato giusto quindi cogliere l’occasione per parlarne un po, postando qui le mie riflessioni e ricerche, sperando di poter essere di qualche utilità per chi e giovane e ancora non sa, ma anche per chi giovane non è e non ha mai saputo…

Il caso Trasponsonic mi sembra un esempio di capitale importanza in questi tempi di crisi economica e culturale, se non altro perché questa casa di produzione (pur non godendo del minimo supporto da parte del comune o degli enti culturali) negli anni ha organizzato e sponsorizzato un numero di concerti ed attività culturali sul territorio neanche lontanamente paragonabile a quelli creati da associazioni culturali o dalle istituzioni comunali, riuscendo a guadagnare persino l’attenzione di giornalisti e critici di fama internazionale.

Perciò ripercorrerò, anche grazie al contributo di interviste e contributi antropografici, la storia della Trasponsonic, cercando di presentarla a chi ancora non la conoscesse, con una serie di articoli sul tema, sperando di non annoiare e di portare a conoscenza di tutti questo ottimo macchinario umano-musicale.

<<Trasponsonic nasce nel 1999 in una camera da letto dall’unione di un Amd 200 mhz e un Waitec 2x ,in Sardegna, a Macomer, da un idea di M.S. Miroslaw ed Ersilio Campostorto >>

(trasponsonic.net)

<<A metà degli anni 90 a Macomer c’era un bar gestito da una nostra amica in cui si creavano situazioni molto promettenti, li è nata la prima formazione del collettivo, gli OTTO AFRODISIACI FATTI IN CASA: un miscuglio di cabaret, televisione, ma sopratutto musica, nel senso più libero del termine, chiunque volesse era libero di intervenire e improvvisare con noi, un vero e proprio esperimento sociale che è nato come divertimento tra di noi ma che riscuoteva anche parecchio successo. I giovani erano stufi della Macomer borghese e perbenista di quegli anni e si sentiva bisogno di una rottura col passato. Per fortuna, in quegli anni c’è stato il cinquantenario della scoperta dell LSD, nel 1993, che ha permesso a chi non ci era ancora riuscito, di ampliare la mente e lo sguardo sul mondo e ad aprirsi a nuove esperienze sociali ed artistiche.

Il nostro intento fin dall inizio era quello di lasciare traccie concrete della nostra vita e della nostra ricerca, sopratutto per chi verrà dopo, in questo senso la cultura materiale del disco è importantissima e rivoluzionaria. E sopratutto serve a noi come diario antropologico, per sapere dove eravamo ieri e capire dove stiamo andando. E se ci pensi qual è il mezzo più utile per ricostruire la storia dell’uomo? Non certo i libri di storia, che cercano di schematizzare l’inenarrabile realtà dei fatti, ma bensì la musica che veniva fatta in un certo periodo storico, la pittura, l’arte in generale.>>

M.S. Miroslaw

Gli 8 afrodisiaci fatti in casa

Già da queste parole del fondatore, traspaiono innumerevoli le implicazioni di una fondazione , la quale sembra essere stata quasi necessaria e fisiologica in un contesto sociale complesso e stratificato come quello della provincia rurale sarda in questione.

Innanzitutto, lo sfondo delle campagne macomeresi, benedette dall’abbondante testimonianza megalitica, ma anche il paesaggio scheletrico di fabbriche ed enormi macchinari, dismessi dall’abbandono industriale. Un panorama umano dolente ed insofferente alle grandi mutazioni provenienti dal di fuori di una società, in fondo ancora inconsciamente legata al “feudalesimo” commerciale e culturale.

Macomer, capoluogo ideale del Marghine, la cui fondazione si fa risalire al paleolitico inferiore, è una ridente cittadina posta quasi nel centro geografico dell’isola, la cui storia millenaria ha lasciato innumerevoli tracce dell’intricato e doloroso cammino dell’uomo verso la sfuggente modernità; dalle battaglie contro gli aragonesi per l’indipendenza culturale e politica, fino alle battaglie degli operai contro la chiusura e trasferimento delle industrie casearie, tessili e manifatturiere. Luogo di confine, margine appunto tra civiltà diverse: tra Sud e Nord e tra Ovest ed Est. Persino il toponimo, derivato probabilmente dal fenicio Maqom (ovvero “luogo di passaggio”, territorio di incontro-scontro obbligato sia per lo scambio commerciale che culturale) ricorda l’importanza cruciale di questo luogo nella mescolanza e nell’ incrocio tra civiltà diverse.

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Questo è il luogo dove nasce, produce e resiste la Trasponsonic, una delle innumerevoli case di produzione musicale indipendenti italiane, un altro “rizoma” nel panorama sotterraneo della musica autoprodotta.

Come spesso succede in questi casi, l’avventura umana della Trasponsonic è cominciata quasi per gioco, in una camera da letto illuminata dal verdeggiare di uno schermo digitale; in cui il materiale registrato durante sessioni di improvvisazione di varie entità musicali veniva sgrossato, tagliato e lavorato per poi venir distillato in Compact Disc dalla grafica sempre autoprodotta. Un gioco che non tarda a dimostrarsi importante e serio, in tutte le sue implicazioni, sia sociali che economiche.

Cominciando a muovere i primi passi in quel meccanismo di scambio musicale tra comunità distanti tra loro, il collettivo-etichetta inizia ad essere invitato sempre piu spesso a concerti e festival di musica indipendente organizzati in tutta Europa, e quasi per osmosi cominciarono in breve tempo ad arrivare a Macomer centinaia di artisti provenienti dal medesimo variegato panorama.

Un immagine del collettivo Hermetic Brotherhood of Lux-or

In tredici anni di attività la casa discografica ha prodotto circa una cinquantina di dischi, di cui la maggior parte di musicisti della zona (Macomer, Borore, Santulussurgiu), oltre a vantare l’organizzazione di diverse centinaia di eventi-concerto ( il numero preciso è incalcolabile!).

Infatti la Trasponsonic si è rivelata nel tempo non solo un mezzo per produrre artisti e musicisti del luogo, ma anche un potente veicolo per portare nel cuore abbandonato e depresso della Sardegna la musica piu innovativa di artisti da tutto il mondo (Bugo, Brusaschetto, Bron y Aur, Ovo, Fuzz Orchestra, Damo Suzuki, Solar Skeletons, Tzii, Paolo spaccamonti, Mattia Coletti, Alos? Stefano Giaccone, Simon Balestrazzi, Diverting Duo, Mat Pogo & Ignaz Schick, Malagnino, Gronge, Candor Chasma, Edible Woman, Jooklo Duo e altri)

Organizzando regolarmente concerti e performances in location molto suggestive ( Su Cantareddu, Pozzo sacro di Nasprias, Foresta di S’Antonio, santuario di San Lussorio, fonti di Sant’ Antioco, edifici ex-ALAS, celle frigorifere dismesse nell’ex zona industriale casearia, etc) spesso in contesti di interesse archeologico (compresi posti legati all’archeologia industriale) o naturalistico, si è anche impegnata in un azione di riscoperta e rivalutazione del territorio, supplendo alla noncuranza delle varie gestioni istituzionali riguardo alla delicata questione della valorizzazione (anche turistica oltre che culturale) del territorio.

Lavorando in questa maniera, ogni concerto organizzato dalla Trasponsonic si presenta come un luogo ideale dove l’esperienza estetica e musicale si fonde con quella costruttiva e socializzante.

(to be continued…)

Fonti:

Interviste a M.S. Miroslaw del luglio 2012

www.trasponsonic.net

Phlebas il Fenicio

phlebasilfenicio(chiocciola)libero.it

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