Trasponsonic, ultima parte

Trasponsonic,

l’entusiasmo della critica.

Contando una dozzina circa di entità musicanti, dalle più variate abitudini sonore/musicali, agenti singolarmente o in gruppo, la Trasponsonic vanta ad oggi una cinquantina di pubblicazioni sonore, un vasto ed eterogeneo catalogo al cui interno come vedremo, convivono opere di varia natura.

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Intervista all’associazione in#C di Borore

Un’altra splendida inchiesta, stavolta in forma di mail-intervista, di Phlebas il Fenicio su un’altra realtà eccezionale del nostro territorio.

Cosa faresti se ti invitassi ad un festival di musica giapponese d’avanguardia a Borore, in provincia di Nuoro?

Penso che per prima cosa mi prenderesti per pazzo o penseresti ad una burla, un comico accostamento di due realtà totalmente agli antipodi: il Giappone delle avanguardie tecniche e culturali e Borore, centro rurale della Sardegna e realtà legata al mondo agro pastorale.

Oppure.. sai già tutto di in#C, l’associazione culturale promotrice di una musica certamente “diversa” da quella che usualmente si ascolta e produce nel centro Sardegna.

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Trasponsonic, seconda parte

Trasponsonic , parte due.

L’esperienza sonora.

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Inserita in un contesto culturalmente e industrialmente degradato come lo è in particolare quello della città di Macomer (nella cui oscurità lottano poche ed eroiche associazioni culturali), questa casa discografica può vantare tra le iniziative culturali più all’avanguardia e al contempo più resistenti sul territorio, dispensatrici di esperienze ed approcci artistici e musicali impensabili altrimenti in un tessuto culturale, il nostro, ormai marcescente.

E sopratutto facendosi portavoce di valori umani e sociali nuovi (ma in realtà antichissimi) in una società che sembra aver perso oggi, la voglia di cambiamento endogeno e di crescita culturale indipendente dai percorsi segnalati dalle istituzioni.

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Trasponsonic – prima parte

Con questo articolo continua la felice collaborazione con Phlebas Il Fenicio, uno dei (tanti) geniali macomeresi che popolano il sottobosco di questa città. Dico tanti, e non voglio essere offensivo, ma bensì sottolineare come a Macomer non manchino le intelligenze, le capacità, le conoscenze, le eccellenze di cui la Trasponsonic è brillante esempio. E pensando a ciò, al di là della triste e bassa “lotta” politica a base di critiche strumentali, cose che non ci interessa minimamente, sconcerta e fa strano pensare che di tutta questa materia pesante e pensante, risorsa per costruire un futuro che potrebbe essere più immaginifico e meno nanotecnologico, non si veda traccia nei progetti e nei programmi della città.

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Alas!, poor Yorick.. Sviluppo e decadenza nel Marghine Industriale

 

L’Alas ossia Anonima Laneria Sarda, nata intorno agli anni 30 del ‘900 si sviluppa principalmente grazie alle commesse relative alle forniture militari per conto del ministero della guerra, e raggiunge la sua massima capacità lavorativa intorno agli anni a cavallo tra il 35-40 dando lavoro ad oltre 600 persone in questo periodo.

In questi anni la ditta riesce a procurarsi commissioni per lavare e trattare lana sarda in quantità che arrivano ai 600.000 kg/annui, infatti la politica autarchica attuata dal regime fascista e le comande di guerra riescono a fare dell’ALAS uno dei più importanti centri di industria tessile a livello nazionale e sicuramente il maggiore in Sardegna.

La storia di questo complesso industriale, durata quasi 50 anni, è una vera e propria epopea post-moderna , durante la quale molti fatti importantissimi e poco noti si sono consumati, proprio nella nostra anonima cittadina.

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